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Captain America: Il primo vendicatore

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Rifiutato dall'Esercito perché fisicamente non idoneo, Steve Rogers decide di prendere parte ad un progetto segreto che lo trasformerà in Capitan America, un supereroe impegnato nella lotta per la difesa della libertà e della legalità... Dopo tre mesi di addestramento intensivo, viene inviato alla sua prima missione.

Regia: Joe Johnston

Interpreti: Chris Evans, Hugo Weaving, Tommy Lee Jones, Stanley Tucci, Hayley Atwell, Natalie Dormer, Sebastian Stan, Richard Armitage

Sceneggiatura: Christopher Markus, Stephen McFeely

Fotografia: Shelly Johnson

Montaggio: Robert Dalva, Jeffrey Ford

Musiche: Alan Silvestri

 Biglietti esselunga Vieni al cinema alla domenica sera - a Casatenovo costa meno Prendi sei e paghi cinque - Tessere a scalare

Valutazione Pastorale (dal sito dell'Associazione Cattolica Esercenti Cinema - ACEC)

Giudizio: Consigliabile, semplice *

Tematiche: Fantascienza; Film per ragazzi; Fumetti; Guerra; Libertà; Storia

E' il 1941 quando il personaggio Captain America fa la sua prima apparizione nella collana di fumetti Marvel: otto mesi prima dell'entrata degli Stati Uniti nella seconda guerra mondiale. Sulla prima copertina c'è un giovane eroe con la bandiera americana sul petto che colpisce con un pugno alla mascella Adolf Hitler. Per i creatori Joe Simon e Jack Kirby è un successo che, intercettando sentimenti genuini e spontanei, non si è mai esaurito, e ora, in occasione del 70° compleanno, ottiene questa notevole versione cinematografica. L'intenzione è quella di lasciare immutati sfondi e ambienti: l'America anni '40 diventa uno scenario non statico ma del tutto mobile, capace di alludere ad altre epoche senza didascalismi inutili. Nel copione Captain America si apparenta ai Fantastici Quattro: anche lui scende in campo quasi inevitabilmente, affronta rischi in modo incosciente, nasconde i sentimenti, lotta per un mondo migliore. In regia Johnston sintetizza il meglio del cinema americano del periodo: il bellico, il musical, la commedia brillante condita da sprazzi di ironia. Più svelto e dinamico nella prima parte, il racconto perde qualche colpo nella seconda, con molti scontri, effetti speciali, rumori. Ma l'affresco resta efficace e coerente, espressione di un'atteggiamento liberal, ben radicato nel sentire comune d'oltreoceano. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile e nell'insieme semplice.

Utilizzazione: il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in seguito in molte occasioni anche per ragazzi e famiglie.

cinematografo.it - Fondazione ente dello spettacolo ***** Ottima ricostruzione "storica" e suggestioni steampunk: il Primo Vendicatore dell'Universo Marvel supera la prova cinema

Stati Uniti, primi anni '40. L'esile e cagionevole Steve Rogers (Chris Evans) vorrebbe più di ogni altra cosa essere arruolato per servire il proprio paese in guerra. Dopo cinque tentativi a vuoto, sarà scelto dal dottor Erskine (Stanley Tucci) per sperimentare il "siero del supersoldato", studiato per amplificare esponenzialmente le capacità psicofisiche dell'organismo a cui viene somministrato. Nasce così l'eroe-simbolo di una nazione, Capitan America, vera e propria arma in più per tentare di frenare il folle piano omicida di Schmidt - Teschio Rosso (Hugo Weaving), a capo della divisione scientifica Hydra del Terzo Reich hitleriano.

"Ho visto il futuro, non ci saranno bandiere" - "Non nel mio futuro!": il sentimento patriottico, l'eroismo esploso custodito da un "debole che per questo conosce il vero valore della forza", la Storia che - come ormai da abitudine - viene riletta dal cinema dopo esser stata "modificata" dall'Universo Marvel. Tra i più antichi personaggi, comparso per la prima volta nel '41 pubblicato dalla allora Timely Comics, creato da Joe Simon e Jack Kirby con intenti propagandistici nemmeno troppo velati (davvero interessante, nel film, il momento in cui il personaggio-icona comprende l'utilizzo che la politica ne sta facendo), Captain America arriva sul grande schermo diretto da Joe Johnston (anche in 3D, più per dovere che per altro...) e stupisce positivamente per la suggestione derivante dall'ottima ricostruzione storico ambientale, fortemente connotata in chiave steampunk, per la decisa volontà di rimanere ancorato ad una chiave di lettura incentrata ancora più dalla parte dell'uomo/eroe prima che del superuomo/supereroe, per l'innegabile capacità di creare un ulteriore ponte con gli altri protagonisti (soprattutto in ottica cinematografica) dell'Universo Marvel (si pensi alla figura di Howard Stark, interpretato da Dominic Cooper, padre del futuro Iron Man...) e per la sospensione "futura" di un finale che, oltre a regalare l'ennesima comparsata di Nick Fury (Samuel L. Jackson), anticipa di fatto l'arrivo della prossima produzione Marvel Studios: I Vendicatori, nelle sale da maggio 2012. Attenzione a Stan Lee, stavolta protagonista di un cammeo tra i più divertenti. (Valerio Sammarco)

La critica

"1941, back in the days: i primi giorni del tentacolare Universo Marvel. 'Captain America - II primo vendicatore' di Joe Johnston, che porta sullo schermo un altro campione della razza di 'Iron Man', 'Hulk' e 'Thor': un supereroe tutto d'un pezzo, partorito da Joe Simon e Jack Kirby e battezzato su carta nel marzo 1941, per sferrare un pugno micidiale (la prima, indimenticabile copertina) a Hitler e attizzare la causa antinazista, otto mesi prima dell'entrata in guerra. 70 anni dopo, l'action fumettaro è servito, con qualche delega alla filologia - buona per i forum dei fan - e più di qualche secca drammaturgica: poco importa, Evans è un pupazzone che incassa pugni ed emozioni con la stessa impassibilità, la Atwell è bella ma non balla, eppure gli effetti speciali vanno a segno (il 3D no: quasi impalpabile), e l'American Way all'epoca di Obama può risplendere di questa forza saggia, financo 'debole'. E allora guerra sia: supereroi buoni e superomismo nazista, novelli Bastardi senza gloria e progenitori dei bombardieri Stealth, nidi di cuculo e disintegratori 'spaziali', di tutto e di più, percorrendo le vie alternative della Storia (ucronia) sulla corsia del sincretismo blockbuster. E' Hollywood, bellezza?" (Federico Pontiggia, 'Il Fatto Quotidiano', 21 luglio 2011)

"Era la fine del 1940 quando uscì nella sale statunitensi 'Il grande dittatore' di Chaplin. Attirandosi le ire di molti. All'epoca gli Stati uniti non erano entrati in guerra e il partito dei neutrali era piuttosto forte. Anzi erano gli attivisti liberal a chiedere di schierarsi contro le dittature nazifasciste e i loro alleati giapponesi. Pearl Harbor era ancora lontana nel tempo. Per questo assume una connotazione particolare la nascita di 'Captain America', creato come fumetto Marvel da Joe Simon e Jack Kirby e arrivato nelle edicole nel marzo 1941. Il risultato, oltre a infiammare quanti volevano che gli Stati uniti si schierassero contro la barbarie, fu quello di ottenere la protezione dell'Fbi. (...) L'aspetto più interessante di 'Captain America', da sempre, è quello di essere un supereroeperpoteri ci suggeriscono i creatori 'le guerre si combattono con le armi, ma si vincono con gli uomini', ma la tecnologia degli effetti, e la sceneggiatura, hanno reso strabico lo sguardo sulla questione e tutto si è ridotto a entertainment senza anima. Peccato, perché Tommy Lee Jones è magnifico nel non voler baciare Steve Rogers, a sua volta interpretato da Chris Evans in doppia taglia. Nella versione originale Stanley Tucci colorisce di accento crucco il suo eloquio (ma per estensione vengono definiti crucchi anche i giapponesi), Hugo Weaving recita solo all'inizio con il suo vero volto, poi si sfila la maschera e diventa Teschio Rosso sino alla fine, mentre Hayley Atwell entra nel film perché ci voleva una pupa che si prendesse cura dell'imbranato Steve, salvo essere ricompensata dalla cura. I fan del capitano (ma quanti sono?) saranno entusiasti e si riempiranno anche di merchandising, gli altri sono invece già tremebondi all'idea, adombrata, di un sequel." (Antonello Catacchio, 'Il Manifesto', 22 luglio 2011)

"Si sa che nei tempi di crisi economica gli Usa hanno sempre un gran bisogno di eroi. E gli eroi hanno sempre bisogno di nemici da combattere. Su questo argomento 'Captain America' fu chiarissimo nel suo primo albo datato marzo 1941 (otto mesi prima che gli Stati Uniti fossero coinvolti nella Seconda Guerra Mondiale): in copertina il suo gancio destro colpiva Adolf Hitler in persona. Situazione che non si ripeteva affatto all'interno dell'albo, così come in questo film che all'inizio sembra più assomigliare a uno di Indiana Jones che di supereroi. (...) Molto del fascino di questo film si deve alla sua ambientazione storica e all'umanità di un eroe senza troppi poteri, che entra tra le truppe come un imbarazzato fenomeno da baraccone, da mostrare negli spettacoli per i soldati prima delle ballerine. Nelle scene di azione le sue armi sono le più tradizionali: i pugni, i calci, le corse, e poi quello scudo con una stella e qualche striscia che lo difende da qualsiasi pallottola e che sa usare come un formidabile boomerang. In questo film la politica dello spettacolo che vuole accontentare tutti rispetta gli equilibri, aumentando il ritmo col passare dei minuti. E poi, figuriamoci: c'è l'esaltazione del mito statunitense con la sua formula della felicità, e la parabola sul riscatto dell'uomo comune. Certo, un dubbio rimane su quel nome così vasto da comprendere un continente: chissà se i canadesi, gli argentini, i brasiliani e gli altri americani saranno contenti di essere rappresentati da 'Captain America'." (Luca Raffaelli, 'La Repubblica', 22 luglio 2011)

"L'America ha perso la sua innocenza nella guerra del Vietnam. È quasi un luogo comune: in realtà gli States di prima erano tutt'altro che innocenti, nordisti e sudisti si erano allegramente massacrati un secolo addietro nella Guerra di Secessione e nella linda America anni Cinquanta dove negli autobus c'erano ancora scompartimenti separati per bianchi e neri, un presidente come Obama sarebbe stato impensabile. Tuttavia, il simbolo dell'America innocente delle guerre giuste, orgogliosa del suo essere 'terra di libertà', è senz'altro l'eroe fumettistico 'Capitan America'. (...) Nei film prodotti dalla Marvel la cura verso la fonte originaria è notevole: ci sono Bucky (Sebastian Stan), il Teschio Rosso (Hugo Weaving), altri supercriminali come Arnim Zola (Toby Jones), mentre Dominic Cooper è Howard Stark, futuro padre del famoso Tony alias Iron Man. Sembrano passati ben più di vent'anni dal precedente film di 'Capitan America', un penoso B-movie del 1990 diretto da Albert Puyn con protagonista Matt Salinger, dove l'unico motivo di interesse è la presenza di una giovanissima Francesca Neri nel ruolo di Valentina, la figlia del Teschio Rosso. Però nel frattempo è molto cambiata anche l'immagine dell'America." (Stefano Priarone, 'La Stampa', 22 luglio 2011)

"Nell'estate più fumettara degli ultimi anni, 'Capitan America- Il primo vendicatore' è, senza dubbio, il miglior cinecomic Marvel dai tempi del primo 'Iron Man'. Per fortuna, verrebbe da aggiungere, dato che nonostante i suoi settant'anni (editoriali) di vita, il super soldato è stato quasi sempre stranamente ignorato dal grande schermo, fatta eccezione per l'inguardabile e impalpabile precedente del 1990. Invece, l'operazione diretta da Joe Johnston è più che riuscita grazie anche a una sceneggiatura fluida sorretta da dialoghi non banali (il rischio c'era, dato il tipo di personaggio) e battute azzeccate. Storpia, come al solito, l'uso inutile del 3D che nulla aggiunge se non gli euro in cassa. (...) Ottimo anche il cast di supporto, a partire da Tommy Lee Jones, mentre viene a mancare, se volete, un po' dello spirito che aveva portato, in un certo senso, alla nascita dell'icona Marvel, ovvero una maggiore esaltazione della lotta per un'idea liberale della vita in contrapposizione al totalitarismo. Qui viene solo vagheggiata con un occhio, troppo aperto, sul sacchetto di popcorn." (Maurizio Acerbi, 'Il Giornale', 22 luglio 2011)

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