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La gente che sta bene è una commedia caustica e brillante, ambientata in una Milano canicolare, popolata da un’umanità alla ricerca disperata di un modo per stare a galla - o quantomeno di un parcheggio vicino al ristorante - che racconta con spietata ironia il ghigno di un uomo che, giorno dopo giorno, ha sempre meno motivi per ridere. Nel film, Claudio Bisio interpreta "Giuseppe Sobreroni, un avvocato d'affari tra Milano e Londra -racconta Claudio Bisio -Un narcisista, un mezzo bastardo che sguazza nel carrierismo più spinto ma finisce in crisi, preda delle sue fragilità. Una bella parte."
Regia: Francesco Patierno
Interpreti: Claudio Bisio, Margherita Buy, Diego Abatantuono, Jennipher Rodriguez, Laura Baldi, Matteo Scalzo, Carlotta Giannone
Sceneggiatura: Federico Baccomo, Francesco Patierno, Federico Favot, Marco Pettenello
Fotografia: Maurizio Calvesi
Montaggio: Renata Salvatore
Il successo a tutti i costi secondo Francesco Patierno. Che mischia commedia e dramma, con un Bisio inedito
Avvocato di successo, Umberto Borlone (Claudio Bisio) è un uomo che ce l’ha fatta: una famiglia ideale, un solido conto in banca, una carriera in ascesa e tanta gente a cui farlo sapere. Sbruffone, vanitoso a livelli eccessivi, Umberto pensa solo a se stesso. E l’invito al più esclusivo dei ricevimenti non farà che amplificarne l’ego, solo in minima parte scalfito dall’inaspettato benservito del suo studio, colpito dalla crisi economica.
Sì, perché Umberto è uno di quelli che cade in piedi, uno di quelli che nel giro di mezza giornata riesce a trovare qualcosa di meglio: sarà il potente Patrizio Azzesi (Claudio Abatantuono) a puntare gli occhi su di lui, per farlo diventare “l’uomo italiano” di uno tra gli studi internazionali più importanti del mondo. Ma le cose intorno ad Umberto incominceranno a cambiare drasticamente.
E’ La gente che sta bene, quarto lungometraggio di Francesco Patierno, tratto dal romanzo di Federico Baccomo Duchesne ed interpretato anche da Margherita Buy (è la moglie di Bisio) e Jennipher Rodriguez (la moglie infelice di Abatantuono).
L'impianto, riconoscibile, è quello della commedia, che si discosta però dai dettami abituali delle recenti produzioni: il regista - coautore della sceneggiatura con Federico Favot, Marco Pettenello e lo stesso Baccomo - affida a Bisio l'inedito ruolo di un personaggio altamente negativo, "brillante" a tutti i costi, ai limiti del repellente, "drogato" dal successo e, per questo, totalmente annebbiato per quello che riguarda le cose davvero importanti della vita, come gli affetti.
La prima parte del film è questo: la presentazione di un uomo convinto di stare "bene", ritratto di una specie - quella dei rampanti - che resiste anche in tempi di crisi, anche se l'ebbrezza degli anni '80 e l'illusione dei '90 è lontana anni luce. Sarà la vita stessa - un tragico evento, ovviamente gestito nel peggiore dei modi dal protagonista - ad irrompere in quella routine fatta di apparenze e inganni. Offrendo a Borlone la possibilità di una seconda chance. Patierno mischia commedia e dramma, gestendo con disinvoltura i vari passaggi del racconto, aiutato in questo anche dalla centralità dei due personaggi femminili, ognuno a suo modo determinante nel percorso che è chiamato a compiere il protagonista, in più di un'occasione spalleggiato da un Abatantuono, lui sì, nei panni di un uomo davvero spregevole (Valerio Sammarco)
"Francesco Paterno ('Pater familias') carica la nostra società basata su barzellette e sognati red carpet col ritratto dell'avv. manager bravo nel rimandare responsabilità. Commedia di capitali umani, condivisibile ma risolta in un maxi sketch a rimbalzo dei bravi Bisio e Abatantuono; è assente quella profondità di campo, fatta di scrittura e battute, che permise immortalità satirica a Risi, Monicelli, a De Sica." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 30 gennaio 2014)
"Il film di Francesco Patierno (suo film precedente 'Cose dell'altro mondo', grottesca rappresentazione della convivenza multiculturale nell'operoso Nordest) è una variazione sugli stessi umori e motivi del film di Paolo Virzì 'Il capitale umano' che ha offeso i brianzoli. Ma in questa Milano di finanzieri e avvocati, dove Abatantuono corrisponde al personaggio di Gifuni, marpione che casca in piedi, e Claudio Bisio a quello di Bentivoglio, che fa il passo più lungo della gamba, il tono è completamente diverso. Sebbene ricorra anche qui l'elemento dell'incidente stradale e dell'omissione di soccorso. II racconto è disseminato di spunti curiosi e originali, ma anche di materiali che si perdono e non compongono un insieme compatto e coerente. È più un'antologia di indicazioni di stile e di potenzialità che un risultato precisamente identificabile e apprezzabile. Sembra un insieme di appunti da sistemare, per un film ancora da fare. Lo testimonia anche lo spaesamento degli interpreti (con loro Margherita Buy) evidentemente ben disposti a mettersi alla prova ma anche sofferenti di un difetto di guida." (Paolo D'Agostini, 'la Repubblica', 30 gennaio 2014)"
"Commedia nera, anzi nerissima. Stessi ingredienti delle troppe commedie italiane di questi anni. Ma toni assai diversi, a partire dal registro acido e a volte quasi assurdo su cui sono tenuti gli attori. Claudio Bisio è l'avvocato di un grande studio internazionale abituato a spararle grosse e passarla liscia, finché di colpo tutto si capovolge. Era quello che licenziava, con frasi fatte di calcolato cinismo. Si trova a essere quello che viene licenziato (dal capo Claudio Bigagli, un portento di misura e disprezzo). Ma è tutto il mondo intorno all'avvocato Dorloni a mandare sinistri scricchiolii. Il figlio bambino gioca sempre a fare il morto. La figlia più grande nemmeno gli parla. E la moglie Margherita Buy (l'unica dalla recitazione realistica, forse perché incarna il principio di realtà) si scopre incinta senza che questo risvegli in Dorloni il minimo sentimento, anzi subito le parla di aborto, con il suo gergo da venditore di fumo. L'avvocato Dorloni infatti non può più sentire nulla. È troppo impegnato a corteggiare il potente collega Azzesi (Diego Abatantuono, come Bisio al suo meglio storico: che bello vedere due attori spremuti sempre nello stesso modo fare qualcosa di diverso). (...) Peccato che il registro impastato di assurdo, mutuato in parte dal libro originario di Federico Baccomo, impedisca di crederci fino in fondo. Già in 'Cose dell'altro mondo' Patierno aveva provato una strada diversa, sgradevole, paradossale. Ma adesso deve assestare il tiro e dar vita a personaggi credibili fino in fondo. " (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 30 gennaio 2014)
"Di 'La gente che sta bene', tratto dal romanzo di Federico Baccomo (Marsilio), è interessante la scelta di un registro più agro che dolce in controtendenza a quello che offre la piazza nostrana: con rare eccezioni come 'Il capitale umano' cui la commedia di Francesco Patierno per contenuti un poco si accosta. Siamo in presenza di un personaggio che, come l'inconsistente Fabrizio Bentivoglio nel film di Paolo Virzì, è sedotto dall'idea di entrare a far parte della schiera degli happy few. Superficiale, vestito di tutto punto, sempre con la battuta di alleggerimento pronta, persino quando licenzia un povero impiegato, l'avvocato in carriera Claudio Bisio è un tipico esemplare dell'Italia dei disvalori in cui viviamo. Pronto, pur di salvarsi dal disastro, a lasciarsi irretire da un potente squalo che ha il volto di Diego Abatantuono, tradendo principi e affetti familiari. Per contro sono le figure femminili, la solida moglie di Bisio Margherita Buy e la fragile consorte di Abatantuono Jennipher Rodriguez, a portare una luce di sentimento e serietà nell'arido mondo maschile. Ma il film manca di un vero affondo nei temi che prospetta e resta in superficie come il suo protagonista." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 30 gennaio 2014)
"Ancora un ritratto della società italiana di oggi come nel 'Capitale umano' di Virzì. Senza però la stessa essenzialità e acutezza di approccio di quel film, esatto, invece, preciso e sempre partecipe. Lo spunto questa volta l'ha dato un romanzo di Baccomo che non ho ritenuto di dover leggere e così come l'altro si ambientava fra gli industriali del Veneto, questo come sua cornice ha Milano, fra gli studi legali al centro di affari sempre lucrosi. (...) Con una svolta conclusiva anche più gratuitamente ottimista persino del lieto fine. Provocando con questo una inutile frattura nella logica e nel buonsenso di tutta la storia. Fortunatamente in parte riscattata non tanto dalla regia di Francesco Patierno (di cui si ricorderà almeno il buon esordio con 'Pater Familias'), ma dalla recitazione davvero straordinaria di Claudio Bisio, insolitamente molto serio e pronto adesso ad imporsi nelle più salde cifre del dramma. Con una mimica dilaniata e tesa che ci rivela un attore tutto nuovo nella pienezza dei suoi mezzi espressivi (come già in parte aveva cominciato a rivelarci appena ieri in 'Benvenuto Presidente'). Margherita Buy, al suo fianco è una moglie con molta dignità. Il losco avvocato lo caratterizza Diego Abatantuono con il dovuto cinismo. Sua moglie è Jennipher Rodriguez, in arrivo direttamente dalla televisione. E si vede." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo - Roma', 30 gennaio 2014)
"Dal romanzo di Federico Baccomo, Francesco Patierno racconta 'La gente che sta bene', quella che volge lo sguardo dall'altra parte. Genere dramedy, buone le intenzioni sociologiche, apprezzabile il focus sui nostrani happy few (vagamente stronzi e vanamente arrivati), ma manca la ferocia d'indagine, la sensazione che si faccia sul serio, non le incongruenze (l'incidente) e il volemose bene. Bisio un filo gigioneggia, Abatantuono si mette in scia - purtroppo, il ricordo di 'Indovina chi viene a Natale?' è fresco - e Patierno lascia correre: eppure, anche le risate dovrebbero seppellire. O no?" (Federico Pontiggia, 'Il Fatto Quotidiano', 30 gennaio 2014)
"Piacerà per il tour de force di Claudio Bisio, che con la sua faccia da assicuratore di Voghera è molto più credibile qui, da frenetico azzeccagarbugli che nei personaggi buonisti di 'Benvenuti al Sud'. E grande è pure Abatantuono che accantonati i terruncielli si sta imponendo come favoloso caratterista. Certo la regia di Patierno non regge il confronto con quelle dei numi della commedia all'italiana. Ma questo è il solito, immancabile. discorso." (Giorgio Carbone, 'Libero', 30 gennaio 2014)
"Bizzarra commedia nera, sospesa tra grottesco, umorismo e dramma, che scava nel mondo dei ricchi maneggioni. Non si commuove se deve tagliare un ramo secco l'avvocato Claudio Bisio. E incassa senza batter ciglio il giorno che tocca a lui essere fatto fuori. La tollerante moglie Margherita Buy non interferisce, neanche quando è assunto dal potente e chiacchierato Diego Abatantuono. Avrà fatto la scelta giusta? Un film passabile, ma poteva essere meglio." (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 30 gennaio 2014)
"Anche i salvi non si salvano dalla crisi che sposta il mirino senza pietà. Ma come raccontare il disorientamento, la rivincita o gli adattamenti disonesti dei perdenti di successo? La commedia non ci riesce, da Verdone ('Posti in piedi in Paradiso') a Volo ('Studio illegale'). Virzì ha dovuto giocare carte tragiche ('Il capitale umano'). Bisio, con una sceneggiatura incerta che lo sbilancia tra la farsa di battuta e il melodramma di corna (...). Regia appena discreta di un cineasta una volta assai promettente." (Silvio Danese, 'Nazione - Carlino - Giorno', 31 gennaio 2014)