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War Horse

War Horse

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Durante la I Guerra Mondiale Albert, un giovane ragazzo inglese, parte per il fronte francese alla ricerca del suo amato cavallo Joey, venduto dal padre alla cavalleria britannica per far fronte ai problemi economici della famiglia. Sarà l'inizio di una lunga e travagliata avventura.

Dal romanzo omonimo di Michael Morpurgo

Regia: Steven Spielberg

Sceneggiatura: Lee Hall, Richard Curtis

eremy Irvine, Peter Mullan, Emily Watson, David Thewlis, Benedict Cumberbatch, Stephen Graham, Tom Hiddleston, Niels Arestrup, Celine Buckens, David Kross, Patrick Kennedy, Rainer Bock, Nicolas Bro, Leonard Carow, Robert Emms

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Valutazione Pastorale (dal sito della CNVF della Conferenza Episcopale Italiana)

Giudizio:  raccomandabile, poetico ***

Tematiche: Animali; Avventura; Famiglia; Film per ragazzi; Guerra; Storia

Il punto di partenza è duplice: il romanzo omonimo scritto da Michael Morpurgo, e il successivo adattamento teatrale curato da Nic Stafford. Reduce lo scorso anno da 'Le avventure di Tin Tin', ispirato ai fumetti di Hervé, Spielberg conferma la propria voglia inesausta di raccontare storie, nella idea guida che accostarsi ad un film deve essere per lo spettatore come leggere le pagine di un libro, avvincente e carico di suggestioni. Dentro i 146' ci sono due parti ben distinte: la prima arriva fino allo scoppio della guerra e allo spostarsi dell'azione su suolo europeo; la seconda attraversa le vicende belliche, ed è affidata alla descrizione di un'epica dolente e commossa, cronaca palpitante di smarrimenti, paure, ritrovamenti. Epopea di una Storia che si innerva nei destini individuali e nei sentimenti collettivi, tappe di un'amicizia messa a dura prova, ma infine più forte delle armi e della lontananza. Lo sguardo di Spielberg riversa il dramma nel grande racconto popolare, nella favola/metafora di una eterna condizione umana, nella partecipazione accorata agli sforzi, alla volontà, alla determinazione. Con un finale, fiammeggiante, provocatorio omaggio alla compattezza della famiglia in un racconto che è certo collocato in una precisa cronologia eppure supera le barriere del tempo e dello spazio. Per questi motivi il film, dal punto di vista pastorale, è da valutare come raccomandabile e poetico.

Utilizzazione: il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in seguito in molte circostanze come grande spettacolo per tutti, ragazzi e famiglia. Notazioni di merito vanno a recitazione, scenografia, fotografia.

cinematografo.it - Fondazione ente dello spettacolo ***** Spielberg torna alla Guerra. Arriva al cuore dello spettatore, ma manca la compattezza narrativa

Ancora un film di guerra per Steven Spielberg. Immediatamente vengono alla memoria Schindler’s List e Salvate il soldato Ryan, che però hanno poco a che fare con War Horse. Nel realizzare la trasposizione cinematografica del romanzo di Michael Morpurgo l’autore lascia da parte il crudo realismo estetico di quei due film per tornare alla confezione più patinata e suadente che aveva contraddistinto il suo cinema negli anni ’80. Ecco allora che il riferimento principale diventa un lungometraggio sottovalutato come L’impero del sole. Trattandosi poi della Prima Guerra Mondiale, Spielberg non rinuncia neppure a omaggiare il suo idolo Stanley Kubrick, riproponendo quasi identica la sinuosa carrellata attraverso i campi di battaglia che ha reso indimenticabile Orizzonti di gloria.

Visivamente curatissimo, tanto arioso nelle scene campestri quanto claustrofobico in quelle ambientate nelle trincee, War Horse difetta però di compattezza narrativa: il cavallo protagonista della storia passa troppo in fretta attraverso molti personaggi che si prendono cura di lui, ma a cui resta difficile affezionarsi veramente. La sceneggiatura scritta da Lee Hall e Richard Curtis non fornisce la necessaria compattezza narrativa alla trama, e soprattutto nella parte centrale il film gira a vuoto in più di un’occasione.

Steven Spielberg rimane però il più grande narratore per immagini del nostro tempo, e quando costruisce una scena madre sa come arrivare al cuore dello spettatore meglio di chiunque altro. Ecco quindi che i cinque minuti finali di War Horse diventano cinema poderoso ed emozionante, da mettere nei momenti più alti della filmografia del papà di E.T.

Girato quasi interamente nelle campagne inglesi, interpretato da un folto gruppo di caratteristi all-british - spiccano tra tutti il carisma di Peter Mullan e dell’astro nascente Benedict Cumberbatch - War Horse è un film discontinuo ma comunque capace di grandi momenti di cinema, come spesso è accaduto nella filmografia più recente del suo regista. (
Adriano Ercolani)

War Horse

La critica

"La furberia di Disney e la retorica di Spielberg (ma anche viceversa) unite spudoratamente per una storia inglese strappacuore in cui al messaggio pacifista contro gli orizzonti di gloria della guerra mondiale s'unisce, in prima linea, una love story equina tipo quelle di Liz Taylor bimba e di 'E.T.' Insomma, salvate oltre al soldato Ryan anche il cavallo Joey. Il nuovo, spettacolare ma deludente film di Spielberg inizia come 'II cucciolo' e finisce come 'Torna a casa, Lassie', è una summa delle sue virtù minori, una continua esaltazione artefatta dal suo professionismo, dei sentimenti, della famiglia, dei cavalli, dell'insalata che cresce, dei tramonti, dell' amicizia, della fedeltà, della pace, della birra. (...) Il maestro Steven accumula i suoi complessi di autore epico in cerca di sentieri selvaggi alla King o Ford, ma trova soltanto, non metaforizzate dall'ingombrante musica di John Williams, trombe con una nota sola. Per trovare le tre scene che, non solo tecnicamente, provocano emozione, bisogna attendere assai. (...) Perfetto il cavallo, anche se il film non riesce ad essere una sua soggettiva del mondo crudele, e bravi pure gli umani, da Jeremy Irvine di primo pelo con genitori Peter Mullan e la fastidiosa Emily Watson. Ovvio il dispendio, i panorami, il fango, i cannoni e le trappole del ricatto sentimentale, miccia bagnata di un film professionalmente ineccepibile ma uniforme e freddo che sta a mezzo tra il libro ispiratore di Michael Morpurgo (Rizzoli) e un geniale musical ora in scena a Broadway in cui i cavalli sono straordinari attori a quattro zampe." (Maurizio Porro, 'Il Corriere della Sera', 17 febbraio 2012)

"Stavolta 'Indiana Jones' si chiama Joey ed è un cavallo. Un cavallo da guerra, 'War Horse', coraggioso, bello, leale e avventuroso, più umano degli umani. Steven Spielberg non ha bisogno di trucchi digitali o di antropizzazioni artificiose per umanizzare il mezzo purosangue protagonista di questa nuovo film epico. Joey non è un cavallo parlante o un cartone animato alla Disney. E' un cavallo vero, ma nelle mani di un genio diventa sullo schermo un formidabile attore, capace di trasmettere ogni tipo di sentimento, ribellione, sdegno, passione, amicizia, amore, dolore e speranza. Dopo aver dimostrato con 'E.T.' di poter trasformare un pupazzo di Rambaldi in una delle più durature star di Hollywood, con 'War Horse' Spielberg consegna alla storia del cinema un grandioso mito equino. Anche questo film di Spielberg, come la gran parte del suo cinema, prevede un totale, infantile abbandono. Se si rimane coscienti e adulti, con le difese e magari il cinismo dell'età, le due ore e mezza di saga cavallina risultano improbabili e mielose. Ma se si torna bambini, che poi è il gran regalo del cinema americano, allora il godimento è assoluto. (...) Forse 'War Horse' non è fra i capolavori di Spielberg, ma comunque è grande cinema." (Curzio Maltese, 'La Repubblica', 17 febbraio 2012)

War horse

"Un film grandioso, che si porta dietro interrogativi non meno voluminosi. 'War Horse', a prescindere dalle sei nomination agli Oscar, è infatti un superspettacolo per tutti contrassegnato dal marchio inconfondibile di Steven Spielberg. Uno Spielberg al cento per cento, classico, ingenuo e favolistico come nel clou degli anni Ottanta, volutamente smodato nel riproporsi come cantastorie indifferente ai dogmi dell'avanguardia, la chiave per valutare la trasposizione a tutto schermo del bestseller per ragazzi di Michael Morpurgo, sta proprio in questa vocazione, in questa scelta consapevole e a suo modo provocatoria: anche chi patirà il sovradosaggio degli effetti, la prevedibilità del congegno epico-sentimentale, la retorica (in senso classico hollywoodiano) di fotografia & musica, non potrà non ammettere che re Steven ci crede sino in fondo e la sua maestria registica non sgarra, in questo senso, neanche il più trascurabile dei movimenti della macchina da presa. Ed è un merito e non un'aggravante il fatto che il protagonista dell'odissea nei gironi sanguinari della prima guerra mondiale sia un maestoso purosangue baio. Un tipico prodotto Disney si può dire, ma in realtà Joey non è presentato nelle sembianze animali antropomorfe, bensì come persona; o autonomo e speciale, portatore di una «volontà» e uno «spirito» che si contrappongono naturalmente, fisicamente alle infamie innanzitutto della guerra e per metafora del mondo." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 17 febbraio 2012)

"A distanza di pochi mesi dall'uscita in sala de 'L'avventure di Tin-tin', troviamo con marchio Disney un altro film 'per ragazzi' del colosso di Hollywood Steven Spielberg. 'War Horse' è solo apparentemente un film per ragazzi, anche se l'ingresso della Disney e il suo veto per un cinema che non sia il massimo dell'edulcorazione dai tempi di 'Pinocchio' ha reso insensatamente zuccherosa una storia pure ambientata tra le trincee della I Guerra Mondiale. Il tanto muscolare quanto umanista Spielberg, si sta dedicando da tempo, al genere favolistico, restituendo la realtà storica quanto quella fantascientifica nei termini di una morale scema e qualunquista, buona per tutti, grandi e piccini. Tutto il suo cinema lo si può leggere attraverso questa chiave di lettura, e se all'inizio, per la forza del suo giovane passo, alcune sfumature erano rabbiose ('Duel'), dopo poco, all'arrivo del successo (da 'Lo squalo' in poi), questo velo si è squarciato mostrandoci, con qualche eccezione, la purezza di un mondo giusto e buono, quella specie di paradiso hollywoodiano dove vanno a finire quasi tutti i suoi protagonisti. Tra questi ora si aggiunge un altro tipo, non più essere umano, non più fumetto, non più alieno bensì animale. Dopo il trattamento riservato al povero 'squalo', fatto saltare per aria con in bocca una bombola d'ossigeno, Spielberg si rifà con il più nobile cavallo, uno splendido bajo allevato da un ragazzo del Devon all'inizio dello scorso secolo." (Dario Zonta, 'L'Unità', 17 febbraio 2012)

War Horse

"'War Horse' è una follia, un''amazing' story in controcorrente con i tempi del cinismo, il ritorno indietro nella storia per riscriverla come fanno Eastwood e Scorsese, alla ricerca del punto di rottura. (...) Trasferire il cinema classico, l'epopea western nelle vallate spielberghiane sotto il 'segno rosso del coraggio' di un cartoon è l'impresa di 'War Horse' che evoca l'episodio di 'Twilight Zone' quando l'aero materico sta per schiantarsi al suolo e due ruote disegnate per l'occasione spuntano all'improvviso. Il viaggio lungo i set, dalla campagna selvaggia del Devon ai dolci panorami francesi, dall'Inghilterra luminosa al buio nebbioso del Fronte occidentale, è un roller coaster a velocità alternata attraverso i generi, notte e giorno, delusione e promessa. (...) La leggerezza del tratto, un prologo color pastello (direttore della fotografia Janusz Kaminski, storico collaboratore di Spielberg) si sciolgono nel piombo degli scenari bellici, nelle fosse affumicate di gas letale che rendono quasi cieco Albert, prima del grande, magico rendez-vous in una scena orchestrata secondo l'Atlanta in fiamme di 'Via col vento'. La temperatura di questa sinfonia spericolata (musiche altisonanti di John Williams) dall'innocenza estrema si alza nel duetto tra due soldati nemici accorsi a «salvare il cavallo Joey» intrappolato nel filo spinato." (Mariuccia Ciotta, 'Il Manifesto', 17 febbraio 2012)

"Piacerà agli animalisti, naturalmente. Per la prima volta forse la storia di un quadrupede al cinema, è raccontata dalla visuale del quadrupede. La macchina da presa sembra incollata al suo muso, gli 'umani' sono tratteggiati come appaiono a Joey e non viceversa. Piacerà ai nostalgici di 'Torna a casa Lassie' che Steven Spielberg vide bambino e che evidentemente gli è rimasto dentro come esperienza fondamentale. (...) E un altro impubere inguaribile deve essere Michael Morpurgo autore del romanzo originale, una versione equina del 'Figlio di Lassie' secondo film dell'interminabile serie. Domanda. Ma 'War Horse' ha qualche carta da giocare anche presso spettatori che non sono animalisti, scolari delle elementari o adulti rimasti alla maturazione mentale degli scolaretti? Sì, decisamente. Spielberg, ormai avviato alla settantina, non ha più il gran respiro dei tempi belli ('Lo squalo', 'L'impero del sole'). Ma 30 minuti di cinema super è ancora in grado di offrirli. 'Salvate il soldato Ryan' la mezz'ora di favola te la offriva all'inizio. In 'War Horse' quasi alla fine. Vedi la cavalcata di Joey in mezzo alla battaglia e poi muori (meglio, se vivi a lungo, te la porti per sempre nel cuore e nell'immaginario)." (Giorgio Carbone, 'Libero', 17 febbraio 2012)

Steven Spielberg

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