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Lara Croft è la figlia di un noto archeologo, Lord Henshingly Croft, inspiegabilmente scomparso durante l'ennesima spedizione in terre esotiche. La ragazza è cresciuta nell'austero ambiente dell'aristocrazia britannica, frequentando le migliori scuole, ma la sua indole inquieta l'ha spinta ad abbandonare la nicchia dorata in cui è vissuta fino alla maturità, spinta unicamente da puro spirito d'avventura. Lara Croft diventa così una spericolata tomb raider, la cui vita è dedicata per intero alla scoperta di civiltà dimenticate ed antichi tesori.
Angelina Jolie | Lara Croft | Regia | Simon West |
Daniel Craig | Alex | Musiche | Nathan McCree |
Noah Taylor | Bryce | Sceneggiatura | Simon West |
Leslie Phillips | Wilson | Laeta Kalogridis | |
Jon Voight | Patrick Massett | ||
Rachel Appleton | John Zinman | ||
Fotografia | Peter Menzies Jr. | ||
Montaggio | Glen Scantlebury | ||
Durata | 1h e 40' | Scenografia | Kirk M. Petruccelli |
Valutazione Pastorale (dal sito dell'Associazione Cattolica Esercenti Cinema - ACEC)
Tematiche: Famiglia - genitori figli; Fantascienza; Storia
Si tratta della trasposizione filmica del famoso videogioco che ha trasformato la Lara Croft virtuale in una vera e propria star, con anagrafe, residenza e presenza nel mondo dei media, dalla canzone di Finardi alla copertina del settimanale Time. Nell'immaginario collettivo oggi dominato dall'informatica, la sua può apparire una sorta di umanizzazione/femminilizzazione dell'ostico mondo digitale. Il film però sfrutta solo le briciole del suo potenziale. La struttura del racconto richiama in modo pedissequo quella del videogame, dove ogni livello si gioca su scenografie esotiche diverse: simile ad una Indiana Jones in gonnella, Angelina Jolie passa dalla 'palestra' casalinga stile Egitto alla Cambogia alla Siberia. La sceneggiatura non si preoccupa di drammatizzare questi passaggi e si limita a mettere insieme una scena d'azione dopo l'altra, neanche tanto originali e nelle quali il regista si muove con molta confusione. Ne derivano così alcune ingenuità: non si capisce perché Lara, in possesso di una metà del triangolo magico, non lo distrugga subito. Forse per curiosità, divertimento, o, dal momento che permette di dominare il tempo, per poter rivedere il defunto padre?. Motivazioni che il film non si preoccupa di indagare, preferendo vivere di rendita sul fascino mitico/commerciale del personaggio. Proprio l'affetto paterno però risulta essere il filo rosso che guida Lara nella vita e in tutte le sue azioni. Il ricongiungimento dei due pezzi del triangolo potrebbe richiamare il concetto di 'simbolo' nella sua etimologia (syn+ballein: mettere insieme), perché consente a Lara l'incontro virtuale col genitore perduto, dandole la certezza di un amore sempre presente. Nell'insieme, dal punto di vista pastorale, il film è da valutare positivamente, sia per la presenza della figura del padre-guida, sia per la lotta contro il male, peraltro condotta senza alcuna violenza. Certo tutto è presentato in modo alquanto affrettato, prevale, come si diceva, l'azione, e il tono prevalente è quello semplicistico.
Utilizzazione: il film é uno spettacolo visivamente accattivamente, da utilizzare in programmazione ordinaria in un'ottica di puro svago. Da proporre per trattare il rapporto tra cinema e nuove tecnologie (videogame, giochi interattivi, effetti digitali...).
"Ogni Natale ha la sua croce, al cinema. La croce del 2001 è 'Lara Croft-Tomb Raider'. E per ragioni così ovvie che ci si vergogna a dirle. Che senso ha trarre un film da un videogame? Perché starsene seduti a guardare la brutta copia di un'eroina che vive nella nostra fantasia e sotto i nostri polpastrelli? Il regista Simon West le prova tutte. Più azione, più trovate, più efferatezza. Ma manca una chiave narrativa (tranne far fare a Jon Voight, suo vero padre, il padre di Lara Croft) che leghi il tutto e il film naufraga nel tedio, almeno per gli adulti. L'emozione più forte, a pensarci bene, devono averla provata gli indù, giustamente furiosi perché nel film la statua di una loro divinità diventa una creatura omicida e viene pure uccisa". (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 14 dicembre 2001)
"L'estetica del suo cinema il regista Simon West l'ha imparata sui sussidiari del perfetto videoclip: da una bella composizione all'altra, col cuore freddo. Il film vale naturalmente il biglietto per i fan dell'originale Lara Croft e anche per quelli di Angelina Jolie, di cui non si può disconoscere la forza erotica e umanamente trasgressiva. Prendiamola allegramente come simbolo guerresco di una stagione trionfante per le donne sul grande schermo: da Nicole Kidman ai tormenti di 'Bridget Jones', in attesa di 'Il favoloso mondo di Amelie' e della strepitosa Gwyneth Paltrow di 'Shallow Hal'. Nel ruolo dell'assistente arruffone c'è Noah Taylor, faccia da freak in decisa ascesa". (Piera Detassis, 'Panorama', 20 dicembre 2001)
"Sarebbe demente pretendere credibilità da un film come 'Tomb Raider', replicante di un modello cibernetico dove si farnetica di viaggi nel tempo e di oggetti magici come la lampada di Aladino. Però non basta cavarsela con una scena d'azione ogni quarto d'ora e pretendere di incatenare lo spettatore alla poltrona quando la regia non trasmette emozioni, il montaggio rapidissimo non ha né capo né coda, la supereroina è troppo 'super' per fare simpatia e gli effetti speciali, dopo 'Matrix',appaiono arretrati. Sprecati Noahn Taylor e Jon Voight, papà di Angelina nella vita, messo lì come una pura strizzata d'occhio". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 16 dicembre 2001)
"Tratto dal videogioco inglese che dal 1996 ha venduto nel mondo 21 milioni di pezzi, ribattezzato 'Indiana Clones' per la fedeltà con cui imita le imprese di Indiana Jones, il film è puerile ma dinamico, veloce, spericolato, divertente". (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 21 dicembre 2001)
"Con un'immagine glamour si tenta di sfidare la pazienza dello spettatore, perché la storia convenzionale e prevedibile, al posto del percorso a premi, è il vero problema. L'archeologa nata da una costola di Indiana Jones affronta la sfida suprema: un antico oggetto è stato separato, la sua ricomposizione, ambita da nemici letali, è in grado di racchiudere un potere infinito. Lance, fiamme e piroette, dirette dal cineasta muscolare Simon West ('Con Air') non riescono a attenuare la noia, che negli Stati Uniti è stata però perdonata, comunque capace di tenere in sala ragazzi per 250 miliardi di lire". (Silvio Danese, 'Il Giorno', 21 dicembre 2001)