Auditorium di Casatenovo. 50 anni di cinema e teatro

Cowboys & Aliens

Cowboys & Aliens

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1873. Arizona. Uno straniero senza passato si imbatte nella remota città di Absolution, nel bel mezzo del deserto. Unico accenno alla sua storia è una misteriosa sorta di manetta intorno a un polso. L'uomo scopre in fretta che la gente di Absolution non è propensa a dare il benvenuto agli stranieri; e che nessuno fa una mossa per le strade della città, a meno che l'ordine non arrivi da parte del colonnello Dolarhyde. La città che vive sotto il suo pugno di ferro, nella paura. Ma Absolution sta per sperimentare un terrore ben peggiore quando la desolata città viene attaccata dai predoni dal cielo. Con velocità mozzafiato e luci accecanti, rapiscono uno ad uno gli umani impotenti, sfidando i cittadini in ogni modo possibile.

Basato sulla serie di graphic novel di Scott Mitchell Rosenberg.

Regia: Jon Favreau

Sceneggiatura: Roberto Orci, Alex Kurtzman, Damon Lindelof

Daniel Craig, Olivia Wilde, Jon Favreau, Harrison Ford, Sam Rockwell, Paul Dano, Clancy Brown, Keith Carradine, Noah Ringer, Abigail Spencer

Il sito ufficiale: www.cowboysandaliens-ilfilm.it

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Valutazione Pastorale (dal sito della CNVF della Conferenza Episcopale Italiana)

Giudizio: Futile, superficialità

Tematiche: Avventura; Fumetti

Valutazione Pastorale: L'incontro tra il passato western e il futuro degli alieni non funziona, anzi produce un racconto dall'andamento stentato e singhiozzante. Regia e attori forse non ci credono troppo, e il risultato è un copione oltremodo sconclusionato, che fatica a scegliere almeno un 'genere' di appartenenza. La confusione domina sovrana, e il film, dal punto di vista pastorale, è da valutare come futile e segnato da superficialità.

Utilizzazione: il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria, ben tenendo presente che manca una sufficiente coesione narrativa. Forse da proporre per ricordare l'incontro tra lo scenario del west e quello degli alieni, due tra i maggiori prototipi dell'immaginario filmico americano.

cinematografo.it - Fondazione ente dello spettacolo ***** Gli alieni al tempo delle praterie: troppa carne al fuoco e pochi guizzi nel western sci-fi con Craig e Ford

Alieni alla ricerca del tempo perduto. Con J.J. Abrams in Super 8 tornano 30 anni indietro, con Jon Favreau in Cowboys & Aliens nel XIX secolo del Far West americano. Incontri ravvicinati di vecchio tipo, altro che Pandora e Avatar, gli extraterrestri piombano nel nostro passato. E se il primo ci prende in pieno, il regista di Iron Man, invece, manca il colpo. Eppure tra i suoi pistoleri aveva persino Han Solo, pardon Harrison Ford, uno che con lo spazio profondo ha una certa confidenza. La sua faccia splendidamente inespressiva è prestata a un personaggio gustoso e autoironico, il suo contraltare è Daniel Craig, qui sorta di uomo senza nome moderno. Gli ingredienti c’erano, pure troppi: anche il graphic novel di (immeritato) successo di Scott Mitchell Rosenberg e una protagonista femminile, Olivia Wilde, bella da star male. Ma troppa carne al fuoco, spesso, provoca indigestione e così per due ore finisci per annoiarti, con pochi guizzi di regia e ancor meno di sceneggiatura. A questo si aggiungano svolte narrative e trovate visive abbastanza dozzinali - anche se l’attacco degli alieni in città non è affatto male - e il pasticcio è fatto. Favreau non ci mette la sua spettacolare ironia, Ford e Craig vivono di rendita sul loro carisma, la Wilde fa la bella statuina statuaria. (Boris Sollazzo)

La critica

"Letto il titolo, visto il film di Jon Favreau, dove i confini morali sono più elastici del western: Craig fa uno smemorato con bracciale metallico, Harrison Ford un boss locale. Quando arrivano gli alieni urge allearsi, ma il film perde quota nel mixare due generi incompatibili. Ispirato alla graphic novel di Rosenberg, il film ne sconta i peccati, dopo un inizio piacevole di amarcord di prateria, svende scampoli di ironia con una regia piatta ed effetti anni 50. Spielberg produce, ma stavolta sbaglia la mira." (Maurizio Porro, 'Il Corriere della Sera', 14 ottobre 2011)

"Qualche decennio fa 'Cowboys & Aliens' sarebbe stato un film prodotto da Roger Corman e affidato a qualche giovanotto della sua magnifica scuderia. Oggi tutto è cambiato. Non si tratta solo di effetti speciali che permettono di creare qualsiasi fantasia rendendola assolutamente reale. C'è dell'altro. C'è di più. Con l'immenso rispetto che è dovuto a Corman esiste uno scarto quando in produzione compaiono nomi come Brian Grazer, Ron Howard, Steven Spielberg. Non sappiamo come si muovano questi grandi nomi nel dettaglio, certo questo sposta l'attenzione nei confronti del budget. (...) Il fascino del film, tratto ancora una volta da un fumetto, in questo caso della Platinum Studios di Scott Mitchell Rosenberg, sta tutto in quel titolo. E se si accetta questo allora ci si può anche divertire nell'assistere alle stravaganti avventure dei nostri cowboys di Absolution, New Mexico, anno di grazia 1875, chiamati a contrastare attacchi di oggetti volanti, raggi devastanti, costruzioni aliene colossali. Certo è complicato farlo con colt, arco e frecce, infatti Craig utilizza un braccialetto che gli permette di combattere a armi pari con i cattivoni succhiatori di umanità. Ecco, non si può chiedere di più a un racconto di questo genere, e allora una volta che ci si trovi disposti al viaggio cinematografico in New Mexico tutto passa per buono. Un volemose bene ipertecnologico per battere il male che arriva da lontano. Ma la risposta del pubblico statunitense a 'Cowboys&Aliens' è stata inferiore alle aspettative. Lo spettatore a stelle e strisce ha preferito i 'Puffi'." (Antonello Catacchio, 'Il Manifesto', 14 ottobre 2011)

"Da un film con un titolo così, 'Cowboys & Aliens', è difficile aspettarsi un epigono del neorealismo. Anche se accetti l'assurdità delle premesse, però, il problema del blockbuster dell'estate americana è un altro: Jon Favreau e i suoi sceneggiatori non hanno una vera idea di cosa siano né l'universo western, né le saghe spaziali. Per loro è sufficiente far arrivare uno straniero senza nome e senza memoria (Daniel Craig) in un villaggio della Frontiera dominato da un duro colonnello (Harrison Ford), poi mettere in scena monumentali astronavi atterrate nel deserto. Invece di istituire uno stimolante confronto trai due grandi generi hollywoodiani di ieri (il primo) e di oggi (la sci-fi), Favreau confeziona un polpettone anacronistico: più ancora che per la situazione, per come tutti reagiscono: con uno spirito moderno-pragmatico incompatibile col mondo arcaico e mitico dei cowboy. Senza dire degli indiani, che non ci pensano su un minuto prima allearsi con i loro nemici terrestri, per fronteggiare il comune pericolo. A cercar proprio un'attenuante generica, ci è risparmiato almeno il 3D." (Roberto Nepoti, 'La Repubblica', 14 ottobre 2011)

"Diciamo la verità, fa uno strano effetto quando nell'immenso scenario del Grand Canyon si materializzano i mostri spaziali creati in CG. Ma, concepiti nell'idea di rivitalizzare un genere decaduto, gli alieni rimangono un mero pretesto per mettere in movimento la macchina di un tipico teatro western, dove gli stereotipi sono rispettati e i personaggi presi sul serio. Favreau lo inscena con mano di racconto felice, lo smilzo Craig si ritaglia una ombrosa figura di avventuriero; nel ruolo di cinico dal fondo (quasi) buono, l'ingrugnato Ford è assai convincente; la Wilde emana seduttiva ambiguità. Resta il rammarico di doversi beccare gli alieni per potersi godere i cowboys." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 14 ottobre 2011)

"Uno dei film-culto della nostra infanzia è 'Billy the Kid contro Dracula', diretto da William Beaudine nel 1966. Dracula era John Carradine, che qualche decennio prima era stato il sudista Hatfield in 'Ombre rosse'. Ovviamente 'Billy the Kid contro Dracula', come altri titoli analoghi (...) era un film di serie B a voler essere generosi. (...) 'Cowboys & Aliens' potrebbe marcare una tendenza. Anche perché in questo caso l'operazione è più sottile, quasi subdola - e dal nostro punto di vista persino meritoria: utilizzando un genere di moda, la fantascienza con annessi gadget & effetti speciali, si tenta mediante l'accostamento di rivitalizzare un altro genere glorioso, ma un po' dimenticato, il western. Qualcosa di simile sta sicuramente facendo Quentin Tarantino con il suo attesissimo 'Django Unchained'; ma i veri maestri di queste contaminazioni siamo stati proprio noi italiani, che abbiamo declinato lo spaghetti-western, sia in chiave politica (...), sia in chiave grottesca, arrivando fino alle parodie di Franco e Ciccio. Come vedete il carattere '&' è il vero protagonista di questo articolo, perché indica, meglio di ogni altro la filosofia stessa del team-up. 'Cowboys & Aliens' collega la propria mercanzia nel giusto ordine (...). Il tutto è demenziale e fracassone, ma qua e là divertente. Daniel Craig ha il fisico del ruolo, mentre Harrison Ford è il solito pezzo di legno." (Alberto Crespi, 'L'Unità', 14 ottobre 2011)

"Bastava una vocale al posto di una consonante. Era troppo difficile trasformare 'Cowboys & Aliens' in 'Cowboys & Alieni'? Niente da fare, dobbiamo sempre farci riconoscere. Provincialissimo titolo a parte, il film di Jon Favreau è una piacevole sorpresa. Il blasfemo miscuglio di western e fantascienza funziona, anche perché gli invasori spaziali hanno, né più né meno, la funzione degli indiani. E, manco a dirlo, li fanno largamente rimpiangere. A partire dall'assordante fragore di quelle infernali macchine volanti. Vuoi mettere con le silenziose frecce di Apache e Sioux? E anche con i Winchester dei loro più tecnologici, e un po' più rumorosi, eredi? (...) Il film è divertente nella sua irrispettosa sfida alle convenzioni, grazie a una buona dose d'ironia, ai magnifici paesaggi e alla simpatia dei due protagonisti, disposti a stare al rischioso gioco. Resta il fatto, almeno per i patiti della prateria, che la fetta riservata ai cowboys è molto più digeribile di quella aliena, in balia di effetti ormai d'antiquariato. Peccato comunque non poter vedere la faccia di John Wayne davanti a una simile profanazione." (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 14 ottobre 2011)

"Piacerà agli irriducibili fan del western che vanno ancora in brodo di giuggiole, ogni volta (volte sempre più rare) che possono vedere su uno schermo le praterie, le città di legno, le sparatorie sulle main streets. Certo per tornare sui sentieri del West Jon Favreau ha dovuto trovare nuovi 'cattivi'. Che non possono più essere gli indiani e i fuorilegge (demonizzarli non si può più, non sarebbe politicamente correct). Gli unici spauracchi ancora adoperabili sono ormai solo gli aliens (...). Individuati i nuovi 'vilains', a Jon Favreau non restava che mettere in scena scontri i più spettacolari possibile. Non c'è problema. Jon è un vecchio lupo. Sa benissimo come organizzare battaglie in apparenza violentissime, in realtà molto rassicuranti (il sangue, lo sconcio delle morti non viene mai fuori). Ma 'Cowboys & Aliens' non è solo baracconata fracassona. Lo script di Alex Kurzman e Robert Orci non manca di suggerire significati sotterranei che sarebbero piaciuti a Sam Peckinpah buonanima. Gli aliens che piovono nel New Mexico non minacciano solo una piccola comunità terragna, ma una civiltà in espansione. La conquista del West si verificò perché tante piccole comunit come Absolution nacquero e si allargarono superando le minacce della natura e degli indiani. L'America nacque in questo modo aiutata da personaggi come Woodrow e Lonergan. È bello che Favreau se ne sia ricordato." (Giorgio Carbone, 'Libero', 14 ottobre 2011)

"Con attori di questo calibro e la regia elegante di un Favreau (i due 'Iron Man') in grado di girare i primi minuti in totale silenzio (grande azzardo per un popcorn movie), 'Cowboys & Aliens' si apre come un western da leccarsi i baffoni. Poi arrivano gli alieni e la festa finisce. Il tono si fa retorico (Ford si atteggia a padre sia con un ragazzino sagace che con un indiano adottato), ipocrita (pace istantanea con gli Apache per combattere gli extraterrestri) e stucchevole (Craig ha una ridicola storia d'amore intergalattica). Gli alieni, infine, sono troppo stupidi (il loro piano di conquista della Terra? Incomprensibile) e già visti (un misto di 'Alien' e 'Predator'). Esperimento interessante. Riuscito a metà." (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 14 ottobre 2011)

"Ok, da 'Avatar' a 'Super 8', gli alieni sono tornati di moda, ma a braccetto con i cowboy? E come servire cibo liofilizzato con fagioli e pancetta, il piatto è indi-geribile, nonostante il successo del fumetto ispiratore (di Scott Mitchell Rosenberg, 2006), l''Iron Man' nel carnet del regista Jon Favreau e il cast altisonante: Daniel Craig, straniero senza nome e senza chiedere mai; Harrison Ford, cattivo dal cuore ironico; Olivia Wilde, bella che non balla. Tutti e tre nel Far West dell'Ottocento, a fare incontri ravvicinati del brutto tipo: due ore a fuoco mooolto lento, con ingredienti scontati, alieni caciaroni e la noia per condimento. Perché miscelando due archetipi di lusso (western e sci-fi) non è detto si trovi il cocktail giusto: un piede nel passato e uno nel futuro, a 'Cowboys & Aliens' manca il terreno sotto i piedi, e il suo presente si chiama schizofrenia. Se Craig e Ford ci mettono il nome più che la faccia, Favreau lesina su humour e 'trovate da camera': aridatece gli indiani!" (Federico Pontiggia, 'Il Fatto Quotidiano', 13 ottobre 2011)

Il regista Jon Favreau

Cowboys & Aliens Iron Man Iron Man 2 Elf - Locandina

I film della stagione 2011 / 2012


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