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Pacific Rim 

Pacific Rim

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Legioni di mostruose creature, note come Kaiju, emerse dal mare danno il via una guerra che costa milioni di vite e consuma la risorse del pianeta a ritmi vertiginosi. Per combattere i giganteschi Kaiji, sono state ideate delle armi speciali: enormi robot chiamati Jaegers comandati mentalmente da due piloti attraverso delle reti neurali. Ma perfino i Jaegers sembrano impotenti contro i mostri venuti dalle profondità marine. Vicini alla sconfitta, agli abitanti della Terra non resta che affidarsi a due improbabili eroi: uno scapestrato ex pilota e un'inesperta allieva cui viene affidato un vecchio ma glorioso Jaeger. Saranno loro le ultime speranze del genere umano giunto ormai sull’orlo dell’Apolcalisse.

Regia: Guillermo del Toro

Interpreti: Charlie Hunnam, Idris Elba, Rinko Kikuchi, Ron Perlman, Clifton Collins Jr., Max Martini, Robert Maillet, Burn Gorman, Larry Joe Campbell, Diego Klattenhoff, Brad William Henke, Charlie Day

Sceneggiatura: Travis Beacham

Fotografia: Guillermo Navarro

Musiche: Ramin Djawadi

Pacific Rim

Valutazione Pastorale (dal sito della CNVF della Conferenza Episcopale Italiana)

Giudizio: Consigliabile, semplice

Tematiche: Famiglia - genitori figli; Fantascienza; Guerra.

Guillermo Del Toro, messicano di nascita, ha diretto, tra gli altri, "Il labirinto del Fauno", 2006, "Hell boy - The Golden army", 2008. Si è imposto all'attenzione nell'ambito del thriller soprannaturale e fantascientifico, con venature horror. In questa nuova prova fa una precisa scelta di campo dentro l'avventuroso/catastrofico, inoltrandosi in quei territori nei quali è in gioco la salvezza del Pianeta Terra. Impressiona la capacità di costruire il copione quasi interamente su dei robot di dimensioni gigantesche e di saperli muovere con una dinamicità espressiva sempre più agitata e convulsa. Ma dietro le macchine, che si muovono senza limiti, c'è la mente dell'uomo, anzi ci sono uomini e donne, padri e figli, ciascuno con una storia precedente, un passato, rimpianti e rimorsi da ricordare o cancellare. Se l'umanità ancora una volta vince, è grazie alla mente, al cuore, al cervello di chi pensa e agisce: secondo un immaginario americano mutato nelle vesti ma sostanzialmente simile alla mitologia USA per eccellenza, quella del western. Certo Del Toro vi aggiunge un tono muscolare di implacabile rozzezza e virilità. Un'avventura dove alla guerra si risponde con la guerra, e vince chi si dimostra più forte. Forse il 'genere' sta per toccare il punto di non ritorno. Pronto a aprire nuovi confini. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile e semplice quanto a svolgimento narrativo.

Utilizzazione: il film è da utilizzare in programmazione ordinaria. Una certa ripetitività della storia può consigliarlo ad appassionati di questo tipo di storie, forse anche ragazzi, relegando il tutto nel campo dell'avventura fracassona e improbabile.

cinematografo.it - Fondazione ente dello spettacolo ***** Del Toro combina mitologia sci-fi e cuore analogico per regalarci il vero blockbuster dell'estate: consumatelo senza pietà

Tra tanti cinefumetti, kolossal e disaster-movie che scampanellano in sala, Pacific Rim è quello che meglio risponde a un'idea di blockbuster estivo. Evasione pura, fracassona, visivamente polposa, non per forza scema ma nemmeno intellettualmente proibitiva (tutt'altro), l'ultimo lavoro di Guillermo del Toro è tra i più leggeri della sua filmografia. Persino trascurabile sotto il profilo dell'originalità poetica e della consistenza narrativa.

Il che va a tutto vantaggio dell'action no-stop, di un tambureggiante assolo vandalico capace di distruggere tutto ciò che gli si para davanti - ponti, edifici, muraglie - nell'estasi metallica di una lotta belluina e incruenta, dei mazinga contro godzilla.

Del Toro assimila b-movie e fantascienza di matrice nipponica un po' per devozione e un po' per tornaconto, dovendo vendere questo gigante da $ 200 milioni nei mercati asiatici ( la partecipazione all'impresa di attori orientali serve anche a questo).

La sceneggiatura, scritta a quattro mani da Del Toro e Travis Beacham, attinge copiosamente (e segretamente) dalla saga di Evangelion, cult d'animazione della metà dei '90, ideato e diretto da Hideaki Anno. Siamo nel 2020 e da molti anni il genere umano è in guerra contro i kaiju, enormi dinosauri alieni che provengono da un portale intergalattico nascosto negli abissi del Pacifico. Non tutto il male vien per nuocere visto che, per fronteggiare la minaccia, i potenti della terra son costretti ad allearsi e a costituire la Pan Pacific Defense Corps (ne fanno parte in realtà solo USA, Cina, Giappone, Russia e Gran Bretagna, ma questa è un'altra storia). Il frutto di tale sospetta alleanza è un impasto di avanguardia tecnologica e apogeo militare, ovvero giganteschi robot - chiamati jaeger (parola tedesca che significa "cacciatori") - internamente manovrati da una coppia di piloti interconnessi a livello neuronale: è il fenomeno del "drift", che oltre a determinare suggestive simbiosi psico-fisiche, rischia di generare tra le due parti in gioco pericolosi scambi sull'asse mnemonico dei traumi. I due principali eroi di quest'impresa, il valoroso Raleigh (Charlie Hunnam) e la fragilissima Mako (Rinko Kikuchi), ne sanno qualcosa. In una delle scene à la Del Toro, Mako rischia di mandare a gambe all'aria una missione solo per aver rievocato durante il drift un episodio angoscioso del passato, quando da bambina si era trovata faccia a faccia con un Kaiju in una città giapponese ridotta in polvere. Torna in mente un'analoga disavventura capitata alla giovane protagonista del Labirinto del fauno, ma a differenza di altri film del regista messicano qui la componente psichica è puramente decorativa, interessando primariamente a Del Toro il visual look e le coreografie.

Un approccio gargantuesco che combina con maestria pezzi di mitologia sci-fi, modernariato e vecchio cuore analogico, quanto basta insomma per evitargli ogni improprio paragone con i vari Bay ed Emmerich. Da cui lo distingue anche un po' di sana ironia (vedi la coppia iperattiva di scienziati e il trafficante di organi Kaiju Ron Perlman) e un'ossessione per il dettaglio da pittore. Nonostante il gigantismo figurativo e la fotografia fortemente contrastata di Guillermo Navarro (pure oscurata dal velo d'ombra del 3D), il contenuto dell'immagine resta intelligibile e il movimento non risulta mai ingolfato. Peccato che l'emozione latiti e l'onnipresente colonna sonora di Ramin Djawadi costringa gli attori - Idris Elba in testa - a urlare le proprie battute, portando all'isteria una visione già di suo roboante. (Gianluca Arnone)

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La critica

"Kajiu, mostro che esce dal buio dell'oceano e gli Jaegers, robot per distruggerlo. In mezzo a questo soggetto, 113' di molestie sonore e rumori di ferraglia, con pseudo dialoghi che sono solo imperativi, ordini, allarmi. Monotono anche nell'aspetto visuale, l'eccesso fantasy di Guillermo del Toro non trova misura, ricalca orme altrui e s'inoltra nella noia e nel ridicolo col passo del suo enorme alien." (Maurizio Porro, 'Il Corriere della Sera', 11 luglio 2013)

"Sulla rete è già delirio. Gli ex ragazzi della «generazione Mazinga», nati negli anni 70, ne hanno fatto subito un 'cult'. Ma per divertirsi da pazzi col fragoroso 'Pacific Rim', del messicano Guillermo del Toro ('Hellboy', 'La spina del diavolo', 'Il labirinto del fauno'), non è necessario esser cresciuti a pane e robot. Del Toro infatti, come gli altri (rari) registi non statunitensi ammessi a dirigere megablockbuster, ha un tocco che rende leggeri anche i personaggi più enormi e le scene d'azione più roboanti. Che sono la spina dorsale di un film costruito su due o tre idee, folli e insieme semplicissime, come nei migliori comics. Anche se qui, grazie al cielo, non c'è nessun supereroe consacrato da decenni di albi pulp (e reso intoccabile da case madri di sovietica ortodossia), ma tutto nasce dalla fantasia contorta di del Toro e dello sceneggiatore Travis Beacham. (...) questo irridente incrocio fra 'Godzilla' e 'Iron Man' è un esempio perfetto di divertimento pop. Zeppo di citazioni e rimandi a 360 gradi, dal 'Chinatown' di Polanski ai cartoon giapponesi anni 70 e perfino ai Pokemon, a ben vedere. Ma capace di estrarre sempre una nota nuova (e esilarante) da materiali arcinoti. Le città rase al suolo possono ricordare i sinistri 'Transformers', ma non c'è traccia dell'eterno militarismo yankee, anzi qui domina l'anarchia, nessuno esegue mai gli ordini (e per questo vince). Siamo, alla lontana, dalle parti di certo Verhoeven ('Starship Troopers'), o dei primi film di Peter Jackson e perfino di Michel Gondry. Tutti non americani, guarda-caso. Ma Hollywood, da che mondo è mondo è sempre stata salvata dagli 'alieni'." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 11 luglio 2013)

"I problemi economici, le piazze in tumulto del Cairo, per non parlare delle incertezze e squilibri legati a sovraffollamento, globalizzazione, ingiustizie sociali. Nessun dubbio, quest'estate c'è poco da stare allegri, ma per fortuna esiste Hollywood che, al prezzo di un biglietto, da un lato esorcizza le nostre angosce più profonde prefigurando paesaggi apocalittici ancora peggiori; e dall'altro ci regala qualche possibile eroe e una speranza di salvezza. Il tutto ipnotizzando le platee con mirabilia scenografiche realizzate in una miscela di computer graphic e alto artigianato: per cui si assiste, come calati in un sogno terribile quanto conturbante, allo spettacolo di città che si sgretolano, voragini che aprono a universi sotterranei, incredibili viaggi nello spazio e nel tempo. Se in 'After War' e 'Into the Darkness' la catastrofe è già avvenuta, in 'Man of Steel' Superman sventa un'invasione aliena in una Metropolis/New York ridotta a un cumulo di macerie; mentre l'epidemia globale che in 'World War Z' trasforma gli esseri umani in zombie è arginata grazie alle intuizioni dell'audace Brad Pitt. Adesso 'Pacific Rim' presenta il devastante scenario di un mondo che si trova a far fronte alla minaccia dei Kaiju. (...) Però, attenzione, qui come in 'World War Z' il messaggio è: le barriere servono solo a essere travolte, ovvero sono del tutto inutili. E la battaglia contro i neo Godzilla verrà vinta da un manipolo di prodi pronti al sacrificio, a bordo di quattro vecchi robot rimasti in funzione. A parte il comandante Idris Elba, gli interpreti sono privi di particolare interesse, ma ogni tanto l'immaginifico regista Guillermo del Toro trova modo di esprimere la sua vena gotico-fantastica e nel film si accende la scintilla emozionale." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 11 luglio 2013)

"Benicio Del Toro è di certo una delle personalità più interessanti del cinema internazionale e non solo di quelli messicano e spagnolo cui si maggiormente dedicato in qualità di regista. Come attore lo si è cominciato a seguire alla fine degli Ottanta per vederlo, in 'Traffic' di Steve Soderbergh, vincere un Oscar nel 2000 per la sua incisiva interpretazione di un poliziotto messicano alle prese con narcotrafficanti. Come regista, il suo mondo spesso in equilibrio fra il fantastico e il polemico (specie conto franchismo) lo abbiamo subito apprezzato sia ne 'La spina del diavolo' (2001), un horror attentissimo, sia nel 2006 ne 'll labirinto del fauno', una fantasia macabra con sfondi politici molto seri. Per arrivare di recente ai due 'Hellboy' (2004 e 2008) impegnati - soprattutto il secondo - in una affascinante rivisitazione visiva di vari fumetti e non a caso, quest'ultimo, realizzato all'interno di salde strutture industriali americane. Come, del resto, questo 'Pacific Rim' in cui le consuete ricerche sulle immagini proprie a del Toro regista, si alleano alla più colorata ed esuberante fantascienza tipica della tradizione giapponese. (...) il soggetto di Travis Beagham ('Scontro fra titani') sceneggiato con del Toro, propone anche qua e là sentimenti e rapporti personali quando ostili quando amichevoli, ma quello che conta e soddisferà chi si accingerà a vedere il film in sala, è la macchina mastodontica che del Toro è riuscito a fabbricare, insieme con scenografi, costumisti, direttore della fotografia e responsabili degli effetti visivi, per rappresentare al meglio quello scontro fra mostri e robot. Ce n'è un assaggio tumultuoso prima dei titoli di testa, per dominare poi incontrastato nella seconda parte del film che definire spettacolare è dire poco. Frastuoni, sconquassi, sfracelli, immagini spesso in primo piano affidate a ritmi vorticosi. Quando il cinema fa chiasso, ma con abilità." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo Roma', 11 luglio 2013)

"Quella dei giganteschi animali preistorici che seminano panico e distruzione in città è una vecchia ossessione dei giapponesi. Vecchia almeno quanto il disastro nucleare di Hiroshima e Nagasaki, capaci di scatenare spaventosi mostri della genetica e dell'immaginario collettivo, che sullo schermo hanno preso le sembianze di Godzilla e altri. Guillermo del Toro rende omaggio alla produzione cinematografica e letteraria nipponica e rievoca nello spettacolare 'Pacific Rim' una di quelle disperate battaglie dell'umanità, costretta a difendersi dalle aberrazioni che essa stessa ha creato con l'uso sconsiderato delle armi e l'abuso delle risorse del pianeta. (...) La morale è sempre quella dell''arrivano i nostri', ma i bestioni di Del Toro, non deluderanno i fan del genere." (Alessandra De Luca, 'Avvenire', 11 luglio 2013)

"Gli alieni di 'Pacific Rim' non arrivano dal cielo ma dal centro delle terra e non hanno nulla a che vedere con 'ET'. Orribili, enormi creature - tra il dinosauro, il drago medioevale e la mutazione più impensabile - emergono dal mare e portano incredibile distruzione sul nostro pianeta. Scifi tecnologica e giganti di metallo non sono mai sembrati grandi punti d'interesse dell'autore di 'Pan's Labyrinth' e 'Hellboy' ma con 'Pacific Rim', del Toro porta nel mondo di Godzilla e di Michael Bay tutta la forze pittorico/poetica del suo cinema. Magnificamente fotografato da Guillermo Navarro (Oscar per 'Pan's', fedelissimo anche qui alla sua passione per le molteplici texture del buio) il film si pone subito per qualità visiva e senso delle scala a livello di Cameron. L'action adventure ad alto budget continua ad essere l'ingrediente principale dell'estate cinema. Il problema è che pochissimi registi sono all'altezza del genere dal punto di vista formale. Insieme a Cameron, Bay e pochi altri, del Toro fa parte di quel giro ristretto. Rispetto a Bay e anche a Cameron, il suo immaginario ha una qualità più organica, un legame indissolubile con il gotico ed è a questi due poli che è ancorato anche il suo ultimo film. (...) L'idea di (...) coppie di menti/corpi sincronizzati dentro alle viscere dei robot è molto bella e del Toro - invece di puntare sull'immagine da manga - dà a quell'idea un tocco e un look old fashioned, alla 'Tron'. Come logico, il film -occasionalmente infastidito da un paio di scienziati che fanno da comic relief e introducono una trama extra forse nemmeno necessaria - si snoda verso la grande battaglia finale. Di notte, tra cielo e acqua, contro creature sempre più grosse e numerose. Coreografati con grande inventiva e scelte di composizione che fanno venire in mente dei quadri, i corpo a corpo tra Kaiju e Jeager sbordano dallo schermo in sala, grazie al 3D usato, una volta tanto, benissimo. Enorme, visionario, ambizioso, bello da vedere e personalissimo, 'Pacific Rim' è tutto quello che un grosso film hollywoodiano dovrebbe/potrebbe essere. D'estate e non." (Giulia D'Agnolo Vallan, 'Il Manifesto', 141 luglio 2013)

"Se vi piace la macedonia, specie quella con i lychees, se più che il palato per voi contano ciotola e panza piena, 'Pacific Rim' è il vostro film, un'ipercalorica, tonitruante, distruttiva e fracassona macedonia - per non dire frullato - composta da Guillermo del Toro e servita in sala da Warner Bros. Direte, ma perché i lychees? Il Pacifico non è peregrino, e noi europei che sulle carte lo vediamo spaccato dobbiamo farcene una ragione: con 200 milioni di dollari di production budget, il mercato asiatico per Hollywood è imprescindibile, per cui Hong Kong et alii sugli scudi (location), la Rinko Kikuchi di 'Babel' per co-protagonista e, davvero non ultimo, l'eredità nipponica che 'Pacific Rim' esibisce addirittura meno di quanto in verità dovrebbe. Il riferimento più smaccato degli sceneggiatori del Toro e Travis Beacham è la saga (serie tv e film) di 'Evangelion', ma nel clangore robotico è arduo, accanto ai 'Transformers' di Michael Bay, non cogliere l'eco steampunk (già negli 'Hellboy' di del Toro) di 'Steamboy', diretto da Katsuhiro Otomo nel 2004. Ebbene, certe volte un film offre la recensione di un altro: animazione dalla straordinaria forza visiva, 'Steamboy' si impossessa della stessa energia che muoveva le macchi-ne-monstre della rivoluzione industriale, ma tra pistoni e sfere a vapore, armi terrificanti e prodigi tecnologici incunea l'onirismo infantile, la leggerezza dell'immaginazione quale antidoto alla pesantezza dei macchinari. Mutatis mutandis, 'Pacific Rim' non ha questo doppio passo: nel fuoricampo non c'è nulla, è tutto a fuoco in 3D, tutto in primissimo piano, e sono solo scontri tra titani, uomini d'acciaio, battleship fuori scala in catena di montaggio. Di psicologia nemmeno l'ombra, e quando Mako annega nei ricordi dolorosi, rischiando di pervertire il drift e rivolgere Gipsy Danger contro i suoi, del Toro non indugia, liquida i pensieri e riscatena l'action. (...) 'Pacific Rim' è cinema di mero consumo, con idee rottamate e una classe energetica mostruosa quanto dispersiva. E, avviso ai giapponesi, il robot della salvezza ha un propulsore nucleare..." (Federico Pontiggia, 'Il Fatto Quotidiano', 11 luglio 2013)

"Piacerà naturalmente a quanti da bambini (anni 80) furono ipnotizzati dai piccoli schermi che giornalmente venivano intasati dai bot (e subito dopo mollarono le avventure di Tex per convertirsi ai manga fumettati). E a chi era stato bambino 20 anni prima e aveva spasimato per le gesta di Godzilla (che non furono, sempre per minifans, capolavori solo perché girati con budget ridicoli). Bene, ridicolo non si può dire il preventivo di 'Pacific Rim'. Circa 200 milioni di dollari per mettere in scena la più grande guerra robotica mai vista sullo schermo (...). Il punto è: che effetto può fare su chi non ha un 'Godzilla' nell'Amarcord? Confessiamo che ci siamo accostati al kolossal con non poche perplessità. Proprio perché siamo da tempo ammiratori di del Toro (che ci faceva l'uomo del 'Labirinto del fauno' in questa godzillata). Beh, qualche perplessità rimane, ma è giusto riconoscere che Guillermo il messicano ha affrontato la faccenda con lo spirito giusto, facendo di 'Pacific Rim' un enorme videogame. Qual è la carta vincente del game? Che superato un ostacolo inciampi in un altro. Abbatti un mostro e te ne arriva addosso uno più grosso e spaventevole. La tensione se ci sai fare (e Guillermo ci sa fare eccome) non cede mai. Per due ore filate." (Giorgio Carbone, 'Libero', 11 luglio 2013)

"Lo scontro tra mostri preistorici evoluti e robottoni alti come palazzi, riassume perfettamente la deriva ormai incontenibile del cinema a misura adolescenziale. Lunghezza eccessiva, monotonia, frastuono, assurdità della trama, abbondare di effetti speciali, mancanza di spessore psicologico dei protagonisti. E l'immancabile, inutile, 3D." (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 11 luglio 2013)

"Impiego di effetti speciali e CGI, di 3D e visione (preferibile) in IMAX, per un debutto al botteghino italiano che, però, non è stato esaltante. Peccato, perché, pur con trama banale, 'Pacific Rim' è, visivamente, un film che merita il prezzo d'ingresso. Soprattutto, se si è nostalgici Kaiju." (Maurizio Acerbi, 'Il Giornale', 18 luglio 2013)

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