Auditorium di Casatenovo. 50 anni di cinema e teatro

Terraferma

Terraferma

Sabato 8 ottobre - Ore 21:00

Domenica 9 ottobre - Ore 16:00 e 21:00

Sull'isola, Ernesto, 70 anni, non vuole rottamare il peschereccio. Il figlio Nino invece ha smesso di pescare e si dedica ai turisti. Filippo, 20 anni, ha perso il padre in mare ed è sospeso tra il nonno e lo zio. Sua madre, Giulietta, giovane vedova, capisce che il futuro è lontano da quell'isola. Un giorno dal mare arriva un gruppo di migranti. Tra essi, Giulietta accoglie Sara, un figlio piccolo, un altro che nasce poco dopo. Non possono restare nascosti, Giulietta e Ernesto cercano di farli scappare ma la sorveglianza è rigida. Giulietta sembra rassegnata a rinunciare. Filippo invece non lo è: rompe i sigilli del peschereccio sequestrato e in piena notte si lancia in mare aperto. Verso la terraferma.

Regia: Emanuele Crialese

Interpreti: Donatella Finocchiaro (Giulietta), Filippo Puccillo (Filippo), Mimmo Cuticchio (Ernesto), Giuseppe Fiorello (Nino), Timnit T. (Sara), Martina Codecasa (Maura); Filippo Scarafia (Marco), Pierpaolo Spollon (Stefano), Tiziana Lodato (Maria), Rubel Tsegay Abraha (Omar), Claudio Santamaria (capitano della finanza).

Sceneggiatura: Emanuele Crialese e Vittorio Moroni

Fotografia: Fabio Cianchetti

Montaggio: Simona Paggi

Musiche: Franco Piersanti

Durata: 1 ora e 28 minuti

 Biglietti esselunga Vieni al cinema alla domenica sera - a Casatenovo costa meno Prendi sei e paghi cinque - Tessere a scalare

Valutazione Pastorale (dal sito della CNVF della Conferenza Episcopale Italiana)

Giudizio:  Consigliabile, problematico, dibattiti

Tematiche: Famiglia, Lavoro, Politica-Società, Rapporto tra culture

Dopo "Respiro" (2002) e "Nuovomondo" (2006), Crialese torna a Lampedusa dove, dice: "Ho trovato un luogo molto diverso da come lo ricordavo durante le riprese di 'Respiro'...il mio scoglio sperduto in mezzo al mare è adesso terra di frontiera". Da qui le due facce della storia. Da un lato il carattere chiuso e orgoglioso di Ernesto, che non rinuncia alle tradizioni; dall'altro il tema, difficile e scomodo, dell'immigrazione. Dopo aver girato intorno all'argomento in una sorta di diario di ciò che la cronaca recente ci ha raccontato, il regista trova una sintesi nel giovane Filippo, nella sua follia che rompe indugi e schemi e fugge verso nuovi 'mondi'. E' diritto naturale dell'uomo di andare, cercare, conoscersi, cambiare luogo. Ma poi ci sono le leggi che sempre l'uomo fa per organizzarsi in società, per darsi delle regole condivise. Tra qualche lieve forzatura e sbalzi di tensione, Crialese opta per un finale onirico e arrabbiato, metaforico e generazionale. L'ispirazione è sincera, lo svolgimento non sempre riuscito. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.

Utilizzazione: il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in seguito per avviare riflessioni su molti temi dell'Italia contemporanea.

cinematografo.it - Fondazione ente dello spettacolo ***** Ancora il mare e le sue leggi per il nuovo Crialese. In Concorso, per cercare la pietas in un mondo che sembra averla smarrita

Il legame con le tradizioni, la spinta verso il nuovo. Tutt'intorno c'è il mare, le sue antiche leggi. E le attuali leggi degli uomini, che proprio nel mare lasciano annegare la speranza di un mondo ancora capace di salvare, salvarsi, attraverso l'altruismo, la pietas.
Filippo (Pucillo, alla terza prova d'attore con Crialese), è un 20enne di Linosa, orfano di padre, pescatore insieme al nonno Ernesto (il "puparo" palermitano Mimmo Cuticchio), cresciuto senza aver mai abbandonato l'isola, "incastrato" tra gli echi di una realtà quasi mitologica e la fascinazione verso un nuovomondo vagheggiato dalla giovane mamma Giulietta (Donatella Finocchiaro) e già fatto proprio dallo zio (Beppe Fiorello), che agli inesistenti guadagni della pesca ha preferito la certezza dell'effimero, "animando" le vacanze dei tanti turisti che in estate affollano quel lembo di terra. Ferma, in questo insanabile conflitto tra le proprie radici e la modernità: a spezzare lo stallo, la comparsa in mare di alcuni disperati che rischiano di affogare. Lasciarli lì è fuori discussione, salvarli è fuorilegge: ma è il mare, in mare, a comandare. E il cuore a regolare l'azione di Ernesto e Filippo, che "clandestinamente" danno asilo a Sara (Timnit T., immigrata la cui storia ha realmente ispirato Crialese per il soggetto), a suo figlio e alla bambina che nascerà da lì a poco.

Respiro, Nuovomondo, Terraferma: la profondità, la separazione, il confronto; il mare quale paradigma di un cinema, quello di Emanuele Crialese, che inghiotte di volta in volta lo sguardo e riporta in superficie l'essenza delle cose, della natura umana, senza scorciatoie o vezzi inutili.

E che in questo caso esplode con forza nell'incontro tra Sara e Giulietta, entrambe desiderose di raggiungere la propria "terraferma", con la seconda consapevole del rischio corso di fronte alla legge per aiutare l'altra: "favoreggiamento all'immigrazione clandestina", il reato che oggi viene imputato a chi offre asilo ai disperati del mare. Umanità che rimette alla prova se stessa, la risposta che Crialese affida al suo ultimo, bellissimo film, consegnando infine al giovane Filippo il timone di un avvenire che ritrovi la luce dopo il buio di una difficile traversata. (Valerio Sammarco)

La critica

"E' un'immagine che resterà impressa per sempre nella memoria emotiva di chiunque vedrà 'Terraferma' di Emanuele Crialese. È un primo piano: quello in cui Timnit, profuga africana con una figlia in grembo, ringrazia chi l'ha raccolta nelle acque del Mediterraneo, salvandola da quella morte in mare a cui la legge italiana condanna quelli come lei: i dannati della terra. Gli ultimi. I profughi, gli esuli, i clandestini. Quelli che non hanno nulla da perdere. Quelli che non hanno niente di niente. Quelli che un Parlamento che anche noi abbiamo eletto condanna a morte solo perché osano rivendicare anche per sé il diritto alla vita. Il volto di Timnit emerge dal buio. Nero come il nero che lo avvolge. Eppure vivido, luminoso, abbagliante. Il suo grazie è poco più che un sussurro. Un bisbiglio. Ma taglia. Graffia. (...) 'Terraferma' drammatizza un conflitto etico-giuridico fra l'antica, millenaria legge dei pescatori ('non si lascia mai nessuno in mare') e la brutalità di una legge come quella italiana che invece infrange la legge del mare e trasforma chi soccorre e raccoglie un naufrago senza permesso di soggiorno in un criminale perseguibile per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Non è un film a tesi, 'Terraferma'. Non vuole dimostrare nulla. Non credete allo snobismo elitario di quei critici che hanno arricciato il naso, accusandolo di finire suo malgrado nell'estetica del barbarico, nell'estetizzazione del folklorico o, ancora, nella fascinazione del primitivo. Crialese ha in mente il mito piuttosto che il romanzo. Racconta per blocchi. Non abbisogna di psicologie. Gli bastano i gesti. A volte opera perfino per allegorie. " (Gianni Canova, 'Il Fatto Quotidiano-Saturno', 9 settembre 2011)

"I pescatori italiani conoscono la 'legge del mare e molto altro ancora'. Sanno bene che ci sono 'cose che non si possono fare', dentro il Mediterraneo e fuori. Sono stati infatti costretti a studiare ogni cavillo del diritto internazionale e dei codici penali tunisini, libici e marocchini visto che per pescare qualcosa penetrano da decenni clandestinamente, e senza virgolette, in acque territoriali altrui, dopo che le grandi compagnie di pesca hanno fatto scempio ormai dei nostri fondali. (...) Per criminalizzare un cittadino come 'clandestino' bisogna prima analizzare la sua richiesta di soggiorno. Ma ha fatto male, Crialese, a non farcene vedere neppure un'immagine della lotta. Come mai? La rivolta popolare, Io scontro di piazza è ormai un oggetto tabù, è antiquariato dell'immaginario? Eppure tutti questi black block vecchietti avrebbero spinto il buon senso collettivo almeno a decidere di abbassare, e non di alzare, l'età pensionabile... Ha fatto bene Emanuele Crialese, cineasta, a spezzare una lancia contro questi orrori morali e illegali e a puntare tutto il film sulla presa di coscienza e sui conflitti etici di Filippo (l'attore Filippo Pucillo, che è un po' per lui quel che Ninetto Davoli era per Pasolini e Harpo Marx per i suoi fratelli), giovane e ingenuo pescatore orfano di padre, che si sbatte per un futuro part-time da operatore turistico senza licenza, sopportando pure amici scellerati, donne pavide e un trio di orridi coetanei del nord in subaffitto, e a includere nella fiaba, ma a forti contenuti polemici, satirici e realistici, la sua ribellione contro un mondo 'arcaico' che la crisi sta cancellando ma che si sta arrendendo alla prepotenza dei più forti, allo sfruttamento schiavistico dei più deboli (qui rappresentati da una mamma etiope, anche violentata dalle guardie di Gheddafi), alle speculazioni, al profitto e a un modello di piacere e divertimento piuttosto miserabile." (Roberto Silvestri, 'Il Manifesto', 6 settembre 2011)

"Tema importante, di quelli che dividono e fanno discutere. Svolgimento così così: tra realismo magico e svolazzi poetizzanti, un pizzico di Malavoglia e un copione perso strada facendo. Magari la foto sul manifesto, che è poi la sequenza più reclamizzata in tv, l'avrete vista. Una barchetta in mezzo al mare, una folla di gente che si butta in acqua contemporaneamente, a formare un'immagine suggestiva. (...) 'Terraferma' si propone come una ballata corale, arsa dal sole e toccata da una pietas che si vorrebbe intensa, emotiva, slegata dalla cronaca. La fotografia di Fabio Cianchetti è densa, non artefatta; la musica di Franco Piersanti intonata e non invadente; e gli interpreti, specialmente i 'locali' Donatella Finocchiaro, Filippo Pucillo, Mimmo Cuticchio e Giuseppe Fiorello, offrono un timbro veritiero nell'uso del dialetto. E tuttavia il film, quasi una versione deluxe di 'Sul mare' di Alessandro D'Alatri, non è proprio risolto sul piano drammaturgico: schematico, a tratti ideologico, così estetizzante da diventare lezioso. Il regista, romano di formazione newyorkese, sposa totalmente il punto di vista della famiglia Pucillo scossa dalle mutazioni sociali, dalla tragedia dell'esodo, dal bisogno di guadagnare. Così i turisti sono ritratti perlopiù come viziati e insensibili; il vecchio Ernesto appare come un personaggio epico che giganteggia sulla mediocrità del figlio avido di guadagni facili; il rapporto tra le due donne si nutre solo di sguardi e poco di parole. Sfoltire ancora non era possibile, il film dura solo 88 minuti. Magari bisognava pensarci prima." (Michele Anselmi, 'Il Riformista', 6 settembre 2011)

"Al quarto lungometraggio, 'Terraferma', Emanuele Crialese tira il fiato. Capita, è quasi fisiologico. (...) Qui Crialese racconta un sogno ai margini della globalizzazione, in cui le tragedie rimangono sullo sfondo, anche se lo spirito anti-leghista e la vecchia legge del mare - per cui i naufraghi vanno salvati comunque, da dovunque arrivino - hanno una loro nobiltà." (Alberto Crespi, 'L'Unità', 5 settembre 2011)

"A Emanuele Crialese sono bastati due film, 'Respiro' e 'Nuovomondo', per proporsi fra gli autori più significativi del cinema italiano di oggi. Ce lo conferma ampiamente questo suo terzo film, 'Terraferma', ambientato nella stessa isola di 'Respiro', anche se, in questo caso, il desiderio dei suoi principali personaggi è di lasciarla per rifarsi una vita in terraferma, luogo mitico e ad un tempo reale, tramato di sogni ma anche di dati concreti. I personaggi più coinvolti in questo sogno sono due donne e un ragazzo. (...) Un film prezioso. Per i suoi climi, ma soprattutto per gli accenti tra favola e cronaca con cui limpidamente si affrontano e per un senso del cinema - studiato, meditato - che si realizza sempre all'insegna dello stile. Lo completa un'interpretazione felice, da Donatella Finocchiaro (Giulietta) a Filippo Pucillo (Filippo), già incontrato quest'ultimo in occasione di "Respiro". Un duetto che lascia il segno. Specie si vi si aggiunge l'altra donna, Timnit T., l'immigrata, un viso dolce da Madonna nera." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 5 settembre 2011)

"Gli immigrati, grandi protagonisti di questo Festival, si affacceranno oggi nella prima pellicola italiana in competizione, 'Terraferma' di Emanuele Crialese che torna a fotografare la Sicilia e il mare dopo 'Respiro' (girato a Lampedusa) e 'Nuovomondo' (dedicato al dramma della migrazione in America nei primi del Novecento). Interpretato tra gli altri da Donatella Finocchiaro e Beppe Fiorello, il film ambientato nell'isoletta di Linosa, tra realtà e mito, racconta un drammatico sbarco, l'incontro tra un'isolana e una straniera, ospite inattesa, la dolorosa presa di coscienza del giovane Filippo (Filippo Pucillo, attore non professionista al suo terzo film con Crialese) che in 20 anni non ha mai lasciato casa, il cinismo di un mondo che chiude gli occhi sul dramma dell'altro, la tragedia di chi è sopravvissuto rimanendo a galla, il coraggio di chi rischia la vita per cambiare la propria storia e quello di chi pensa che prima della crudele legge dell'uomo venga quella antica e compassionevole del mare." (Alessandra De Luca, 'Avvenire', 4 settembre 2011)

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