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Senza arte né parte

Senza arte né parte

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Salento. C'è aria di crisi. Il Premiato Pastificio Tammaro chiude la vecchia fabbrica, in realtà con l'idea di riaprirne presto una nuova, completamente meccanizzata. Tutta la squadra di operai addetta allo stoccaggio manuale si ritrova disoccupata. Tra questi c'è Enzo, sposato con Aurora e i loro due figli piccoli. Poi Carmine e infine Bandula, un immigrato indiano, ormai al verde e senza più un posto dove dormire. La situazione è drammatica. Proprio in quei giorni, la moglie di Tammaro eredita una collezione d'arte contemporanea che viene provvisoriamente sistemata nel vecchio pastificio. A Enzo e Carmine viene offerto, come lavoro temporaneo in nero, di custodire il magazzino che ospita le opere. Enzo e i suoi amici scoprono sbalorditi l'arte contemporanea...

Regia: Giovanni Albanese

Sceneggiatura: Giovanni Albanese, Fabio Bonifacci

Fotografia: Ramiro Civita

Montaggio: Carlotta Cristiani

Vincenzo Salemme, Giuseppe Battiston, Donatella Finocchiaro, Hassan Shapi, Giulio Beranek, Paolo Sassanelli, Ernesto Mahieux, Mariolina De Fano, Fabio Frisenda

Durata: 1 ore 30 minuti

 

 Biglietti esselunga Vieni al cinema alla domenica sera - a Casatenovo costa meno Prendi sei e paghi cinque - Tessere a scalare

 

Valutazione Pastorale a cura della Commissione Nazionale Valutazione Film della CEI

Giudizio: Consigliabile, semplice

Tematiche: Famiglia, Lavoro

 "L'idea del film - dice Albanese- nasce dal cortocircuito tra due mondi all'opposto: la dura realtà degli operai di un pastificio salentino, e l'elitario mondo dell'arte contemporanea italiana e internazionale (...); vado a vedere cosa può succedere quando il basso incontra l'alto, quando due mondi così opposti entrano in rotta di collisione. (...)". Il territorio dello scontro è quello della commedia all'italiana, ossia quell'impasto di ironia e serietà che sfocia nel tragicomico. I richiami a titoli 'storici' sono molti, e il citazionismo diventa anche qui un'arma a doppio taglio, provoca divertimento, induce al già visto. Assicurata, anche grazie a interpreti di bella disinvoltura,la simpatia generale del prodotto, il racconto sembra però talvolta adagiarsi su se stesso, un po' frenato nell'azione, un po' incerto nello svolgersi delle situazioni (chi compra, chi vende, chi ha capito, chi è ingannato ?). Finisce che non si parla a fondo nè del problema degli operai nè di quello di un'arte fine a se stessa. Dal punto di vista pastorale, il film è comunque da valutare come consigliabile e nell'insieme semplice.

Utilizzazione: il film è da utilizzare in programmazione ordinaria come prodotto italiano di immediata fruizione.

cinematografo.it - Fondazione ente dello spettacolo ***** Nomen omen: la commedia di Giovanni Albanese messa in sordina da buonismo e politically correct. Non va

Senza arte né parte? Nomen omen. Un’altra commedia corale, interpretata da Vincenzo Salemme, Giuseppe Battiston, Donatella Finocchiaro, Hassani Shapi, Giulio Beranek, Sonia Bergamasco, Paolo Sassanelli e Ninni Bruschetta, che non va oltre un discreto spunto iniziale, anzi, lo rinnega tra volemose bene e politically correct.

Coprodotta da Lumière & Co. e Rai Cinema, diretta dall’artista-regista Giovanni Albanese, segue tre operai (Salemme, Battiston, Shapi) licenziati da un pastificio salentino che per sopravvivere si daranno all’arte contemporanea: prima quali custodi delle opere acquistate dal titolare (Sassanelli), quindi da improvvisati falsari, pronti a “ricalcare” le orme e le opere di Pino Pascali (Baco da setola), Piero Manzoni (Uovo, 1960), Julian Schnabel (Plate Paintings) e altre “artistar” con lo zampino del fratello di Battiston, il tamarro dal cuore d’oro Bernake (l’unico a salvarsi nel cast).

La parola chiave è “ancora”: ancora Puglia, complice la calamita della Film Commission; ancora precarietà, con tre poveri cristi che a passo di valzer fanno luddismo di pasta e passata di pomodoro ma poi si rimettono in carreggiata, senza rabbia e senza credibilità; ancora, appunto, commedia, che prova a unire il basso (i protagonisti) e l’alto (il mondo dell’arte contemporanea) senza colpo ferire. Non va, anzi, non serve: il retroterra sociale è annacquato e svilito, ma ne rimane il peso, la compunzione almeno, che mette in sordina le risate. A mantenere la parola è solo il titolo. (Federico Pontiggia)

I film della stagione 2010 / 2011


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